Renzo Merlo
(Mantova 30.12.1924 Rodigo 18.11.2002)
Cresciuto nella fede in famiglia e nella parrocchia è divenuto una figura di grande spessore spirituale, di grande fede, contemplativo nella preghiera. Chi pregava con lui, laico o sacerdote che fosse, respirava la sua preghiera (don Dante). Già nell’immediato dopoguerra è stato figura di riferimento educativo per la propria comunità parrocchiale e
per l’Azione Cattolica (fin dal ’46 è delegato diocesano del Movimento Lavoratori della Gioventù Cattolica e presidente parrocchiale della GIAC). Sembra incredibile quello che ha fatto in parrocchia per l’educazione dei giovani e degli operai, incontrandoli anche per la strada promuovendo iniziative a loro favore, mantenendo con loro relazioni interpersonali profonde e autentiche. È segno della pienezza di fede e di speranza la paternità spirituale cha ha esercitato con tanti giovani e adulti lui che non ha avuto paternità di sangue. Poco prima del ’60 è chiamato a dirigere i laboratori professionali degli “Istituti Gonzaga” dove vivono e studiano ragazzi orfani ai quali si aggiungeranno anche ragazzi esterni; di loro si interessa anche cercando personalmente un lavoro per il momento in cui avrebbero concluso gli studi. Nel ’64 diventa presidente diocesano dell’Unione Uomini di AC e in questo servizio vive gli anni del Concilio Vaticano II e il rinnovamento associativo al quale fa fatica ad aderire. Sono anni trascorsi con grande dedizione nella realizzazione del cammino concordato insieme e nell’infaticabile sola tra le associazioni parrocchiali per incontrare, sostenere e formare gli aderenti nelle loro comunità. Negli anni settanta, finito il mandato in AC, si impegna nell’Unione Piccoli Artigiani (ne diventerà segretario alla fine degli anni ’70) e, in politica, nella Democrazia Cristiana. Per alcuni anni è segretario cittadino della DC (’74-’77) e, in quel periodo, sostiene Vittorina Gementi nelle conflittualità politiche legate alla gestione della “Casa del Sole”. Nell’ ’87 arriva in Caritas dove si impegnerà in un’opera intensa di ascolto delle persone cercando di restituire loro dignità e speranza; intensa, a questo scopo, è la sua ricerca di un lavoro per tutti quelli che ne sono privi. Nel ‘94 inizia a non stare bene e lascia il suo incarico in Caritas. Nel ‘95 iniziano in maniera decisa i problemi fisici fino alla degenerazione nel 2002 e alla morte il 18 novembre. “Sentiamo quanto sia necessario ridare al nostro apostolato un posto vivo nel mondo del lavoro e far sì che le nostre associazioni diventino operanti anzitutto nel prendere coscienza del mondo in cui vivono e nel quale non devono essere ed agire come accusanti e giudici ma come fermento positivo per la promozione di tutti quei valori umani e perciò cristiani che agitano il mondo.” (da segretario della Categoria operai di Azione Cattolica)